Come polvere sul tavolo

Come polvere sul tavolo

 

TRAMA

La notte del 24 aprile 1915 iniziava l’orrendo e sistematico sterminio del popolo
armeno nei territori dell’Impero ottomano. Durò fino al 1923 e causò la morte di oltre un milione e mezzo di persone.
Il genocidio armeno è stato il primo del ’900, nonché uno dei più dimenticati: Hitler lo prendeva a canone del massacro che serbava in mente: “chi parla ancora oggi del genocidio degli armeni?”. I responsabili sono rimasti pressoché impuniti, i manuali di storia hanno esitato a raccontarlo ed il governo turco lo nega esplicitamente ancor’oggi.
Lo spettacolo umilmente cerca di raccontare questa storia: in un continuo alternarsi ,senza soluzione di continuità, di testimonianze dei sopravvissuti, di spiegazioni storiche, di considerazioni a mente fredda, e di immagini dell’epoca si snoda un breve viaggio all’interno del “Grande Male” (così viene definito il genocidio dagli stessi armeni ) accompagnati dal dolce suono ora leggero, ora malinconico del du duk (il tipico strumento musicale dell’Armenia); e nel mentre si approfondisce questa storia, si cerca forse anche di definire in qualche modo, in qualche misura quell’orrendo crimine contro l’umanità che è il genocidio, dove le vite delle persone vengono spazzate via proprio come polvere sul tavolo.

 

 

NOTE DI REGIA

Due viaggi diversi ma che si muovono con lo stesso sfondo di miseria e desolazione; paralleli tra loro e che pur di tanto in tanto s’incontrano. Il primo è un drammatico resoconto di fatti e sofferenze che avrà come destinazione la morte . Il secondo cerca di capire il vero significato della parola genocidio e tutte le sue implicazioni, e spera di avere come obiettivo finale una piccola, flebile speranza per l’essere umano.
Non possiamo e non dobbiamo mai disinteressarci completamente dei problemi degli altri, perché altrimenti nessuno potrà aiutarci a risolvere i nostri.
E’ su questa ferma convinzione che si è pensato di mettere in scena uno spettacolo che parla di un genocidio avvenuto un secolo fa, in una terra che molti non sanno nemmeno trovare in una cartina geografica. Non si può dimenticare una mostruosità come un genocidio, perché ciò che avviene nel più sperduto angolo di questo mondo, un giorno potrebbe interessarci. E’ solo questione di tempo, o di spazio.

 

 

Lo spettacolo è rappresentabile anche in spazi non teatrali o alternativi