Un piccolo e anonimo paese della campagna francese negli anni settanta.
Cosa accadrebbe se un marito un venerdì sera, di ritorno dal lavoro ,entrando a casa, accanto a sua moglie trovasse anche un uomo nel suo letto?
Cosa succederebbe se, dopo aver creduto alla paradossale quanto vera spiegazione, i due uomini diventassero addirittura amici e il marito, nonostante la contrarietà della moglie (che aspetta l’arrivo del vero amante), invitasse l’uomo a rimanere con loro per il fine settimana?
E come andrebbe a finire se l’uomo in questione, dopo essersi sbarazzato dell’amante, approfittasse della fresca amicizia per conquistare questa volta per davvero la moglie del padrone di casa?
Per quanto possiate sforzarvi , credeteci, riuscireste mai a immaginarlo, se non venite a vedere C’è un uomo nel mio letto!
Ci sono testi talmente ben strutturati e concepiti per cui non c’è alcun bisogno dell’opera immaginifica del regista per rendere attuale il loro messaggio e la loro forza: in questi casi (come il nostro) al regista spetta solo il compito di assegnare le parti, affidandosi al talento e all’espressività degli attori, e trovare la giusta ambientazione, o meglio la giusta cornice affinché l’opera possa esprimere tutta la sua bellezza.
L’intreccio narrativo, la naturale forza comica, il veloce ritmo in cui le scene e le situazioni si alternano di quest’opera, mi hanno fin da subito fatto pensare che più che un copione teatrale in realtà stessi leggendo lo storyboard di una sit-com televisiva. Mi sono perciò limitato a sviluppare questa naturale inclinazione dell’opera.